VALORIZZARE LE DIFFERENZE: QUANTO, DAVVERO(!), CI CONOSCIAMO NEL NOSTRO TEAM?

Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è illuminato”.

Con queste parole – nel VI secolo a.C. – il filosofo cinese Lao Tzu sottolineava l’importanza che riveste la conoscenza di sé e degli altri per una esistenza vissuta con saggezza e in armonia. Un invito che resta ancora attuale, necessario, se vogliamo fondare le nostre Comunità sulla cooperazione e l’inclusione.

A pensarci bene, nell’interagire abitualmente con le persone – sul lavoro, in famiglia, nella società –, notiamo presto quali sono le cose che ci accomunano e, ugualmente, saltano agli occhi gli aspetti che ci diversificano dagli altri. Somiglianze e differenze sono tratti della nostra colorata umanità e ci contraddistinguono nello sguardo che portiamo sul mondo, nelle preferenze individuali e nelle opinioni che ci facciamo sulle cose.

Ciascun@ di noi esprime una incomparabile unicità! Al contempo, ci caratterizziamo per tendenze nei modi di pensare, di relazionarci e di agire nella vita. Portare nei gruppi/team la consapevolezza di tali tendenze umane e consentire alle persone di osservarsi all’interno di una cornice di tipologie della personalità, apre una finestra di comprensione su sé stessi e sugli altri. E quando c’è reciproca comprensione si creano accettazione, cordialità, mutualità, collaborazione.

Riprendendo il detto del filosofo Lao Tzu è proprio nella “conoscenza” la chiave per sbloccare la situazione di impasse e per consentire alle persone di co-esistere e di co-operare in armonia e pace. Questo “sapere” ha un valore immenso e una ricaduta preziosa nella vita delle nostre Comunità.

Da oltre dieci anni conduco nelle organizzazioni e con le persone laboratori esperienziali di auto-conoscenza e ho constatato che si possono risolvere i frequenti disaccordi e le divisioni che spesso si creano all’interno dei gruppi/team, già apportando comprensione sui “punti di vista” delle persone e valorizzando le qualità individuali.

Scriveva Dag Hammarskjöld, diplomatico svedese, che “il viaggio più lungo è il viaggio interiore”. Possiamo apprendere molto di più, su di noi e sugli altri, se scegliamo di compiere con curiosità e leggerezza questo meraviglioso viaggio di scoperta. Risuona, allora, la massima antica “conosci te stesso” impressa sul frontone del tempio di Apollo a Delfi e ripresa dal filosofo greco Socrate che l’ha assunta come orientamento della sua indagine filosofica.

Gestire, in un’ottica di inclusione, le differenze caratteriali delle risorse umane di un’organizzazione porta benessere, intesa, cordialità, empatia e si traduce anche in accrescimento della produttività.

Nel 2013 ho avviato un percorso di formazione che ho titolato “Comprendersi & Comprendere”, incontrando negli anni centinaia di persone che hanno fatto tesoro di piccole e grandi intuizioni nel momento esatto in cui si sono aperte ad uno sguardo più ampio e in profondità su di sé e sugli altri.

Il maestro e monaco vietnamita Thich Nhat Hanh ci offre una riflessione sulla parola “comprendere”, dice: «cum prendere», cioè prendere qualcosa e diventare uniti con essa”. E afferma: “Se ci limitiamo a esaminare una persona dall’esterno senza diventare una con lei, senza metterci nei suoi panni, entrare nella sua pelle, non arriveremo mai a comprenderla”.

Quanta bellezza in queste illuminate parole!

Alimentare connessione, sostenere il dialogo aperto e fare rete insieme, sono traguardi possibili, ovunque! E si possono realizzare, nelle nostre organizzazioni e nei gruppi, imparando anzitutto a conoscerci (davvero!) e allenandoci ad una vicendevole “comprensione”.

Foto di Clay Banks su Unsplash

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